La Cantina di Santa Croce nacque nel 1907 come “Associazione fra i produttori di uve del territorio di S. Croce e limitrofi”. L’anno seguente 54 soci conferirono 5.900 quintali di uva. La loro fortissima identità si costruì attorno al vitigno locale che dà il nome al Lambrusco Salamino di S. Croce a denominazione di origine protetta, che in queste terre riesce a dare massima espressione di sé.
Historia Hominum et eorum terrae
Oggi la Cantina di Santa Croce conta oltre 250 soci ed ha una potenzialità di lavorazione pari a 160.000 quintali di uva all’anno. L’80% delle uve conferite proviene da vigneti a D.O.P. e I.G.P.. Le uve coltivate sono prevalentemente di Lambrusco Salamino, Lambrusco di Sorbara, Lambrusco Grasparossa e Ancellotta.
La sede della Cantina è ancora oggi quella storica del secolo scorso, all’ingresso della frazione, venendo da Carpi. La cantina come luogo di vinificazione è, insieme alla chiesa dalla parte opposta del paese, uno degli edifici simbolo di Santa Croce.
Oggi la cantina è riconosciuta in ambito viti-enologico come un’importante realtà produttiva, moderna e dotata di tecnologie avanzate e con una solida base aggregativa.
Santa Croce, lo spirito di una terra
Da sempre, con la sua imponenza, la cantina pare un arco d’ingresso, un bastione che sancisce fieramente l’ingresso a Santa Croce da Carpi, nel modenese. Alla piccola frazione tutti riconoscono una peculiare identità, e a marcarla contribuisce il vitigno autoctono della varietà lambrusco, che prende il nome appunto di Salamino di Santa Croce.
Il piccolo lembo di terra su cui sorge Santa Croce è un posto ameno, un rifugio per molti amanti di questa pianura così ostinata. I suoi scorci sono un patrimonio frequentato da chi cerca una proiezione di sé nel paesaggio. Così accade che a Santa Croce, luogo di affinità interiori, l’umore di un momento s’identifichi nel quadro vivente della sua campagna.
Dalla chiesa lo sguardo si allarga sulle querce e sui pioppi cipressini di ville seicentesche e casolari abitati da gente tenace e generosa, che ha sempre coltivato la ‘Vitis labrusca’, nome dell’antica vite di lambrusco. Procedendo le strade si fanno più strette e irrequiete, si avviluppano per implodere nel verde circostante.